Il segreto della Scala Santa

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Una delle evidenze architettoniche più suggestive all’interno della Rocca Farnese di Valentano è senza dubbio la “Scala Santa”.
Tra le varie vicissitudini che a partire dalla metà del XVII secolo interessarono la Rocca ha rivestito un notevole interesse la sua trasformazione in un convento di suore domenicane di clausura.
Nel 1731 un piccolo gruppo di monache, provenienti dal convento viterbese di S. Caterina, ricevette l’incarico di fondare una nuova comunità a Valentano sotto la guida della superiora suor Maria Gertrude Salandri.
Le religiose dopo un primo provvisorio alloggio presso una piccola casa nel centro storico di Valentano, ebbero in concessione l’antica Rocca farnesiana che modificarono per renderla idonea ai propri bisogni e che, tra alterne vicissitudini, tennero fino al 1930.
Una delle modifiche di maggiore rilievo sul piano artistico, storico e architettonico fu la realizzazione al suo interno di una precisa riproduzione di una delle più emblematiche reliquie della cristianità: la “Scala Santa” della Chiesa di San Giovanni in Laterano, preziosa testimonianza di arte e di storia sociale e della cultura.
 Le monache trasformarono la monumentale Scalea cinquecentesca del cardinale Alessandro Farnese Juniore nella ‘Scala Santa’ e obliterarono gli affreschi che la decoravano, di sapore eccessivamente profano agli occhi delle religiose, sostituendoli con scene della Passione di Cristo.
 La realizzazione dell’importante monumento avvenne nel periodo compreso fra il 1731 e il 1748, anno della morte di suor Gertrude, periodo che vide l’esercizio nella funzione di confessore delle monache del dotto sacerdote Candido Costa che avrà un ruolo fondamentale in tale operazione.
La “Scala Santa” di Valentano che, con quella di Campli ma di questa precedente, presenta le maggiori uniformità con il prototipo romano, presenta sui lati della scalata, composta dai tradizionali ventotto gradini, tre riquadri per lato, divisi da una finta architettura dipinta, dove sono rappresentate le scene di Gesù davanti ad Anna, Gesù davanti a Caifa, Gesù davanti a Pilato e Gesù davanti ad Erode; a suddividere i quattro episodi vi sono due riquadri dove sono raffigurati Pietro piangente e il Gallo sopra una colonna.
Il complesso scenico posto in essere dai riquadri dipinti si completa nel breve corridoio coperto a volta, posto al sommo della scalata: qui compaiono altri quattro riquadri dipinti dove sono rappresentati Gesù nell’Orto del Getsemani, Gesù alla colonna, Gesù cade sotto la croce, Gesù deriso e coronato di spine.
L’antico crocifisso ligneo (XVI sec. ?) posto alla fine della scala, oggi sostituito da una riproduzione a stampa, proveniva dalla distrutta chiesa della Città di Bisenzio e fu trasferito nel monastero di Gubbio, dove le monache furono accolte, dopo la soppressione di quello valentanese nel 1930.

Leggendo le nostre storie avrete capito che la Rocca Farnese di Valentano nel corso dei secoli è servita a tanti usi. E ogni volta che cambiava per così dire ‘proprietario’, cambiava di conseguenza anche lei! Nasce come Rocca fortificata, durante il Rinascimento diventa con la famiglia Farnese un palazzo nobiliare, in seguito sarà un granaio poi una prigione, verrà trasformata in un convento femminile nel 1700, e addirittura in una scuola nel 1900, fino ad arrivare alla funzione che ha oggi, quella di ospitare il nostro Museo! Riuscite ad immaginare quante persone e quante voci hanno risuonato tra le sale di questa dimora? Quante feste, musiche, danze e persino grida di bambini, che correvano veloci su per le scale entrando in classe al mattino al suono della campanella! In questa scheda però non vi racconteremo di serate danzanti o di voci urlanti, e neanche parleremo a voce alta, eh no! Questa storia va letta piano piano, sussurrando. Perché vi stiamo per raccontare di quando la nostra Rocca è diventata un convento. Siamo precisamente nell’anno 1731, quando dal convento di Santa Caterina a Viterbo arriva a Valentano un gruppo di monache domenicane, guidate dalla loro madre superiora, suor Maria Gertrude Salandri. A queste religiose fu inizialmente dato alloggio in piccola casa nel centro storico del paese ma poi gli venne concesso di trasferirsi proprio nella Rocca Farnese! E come tutti coloro che si trasferiscono in nuova abitazione, cosa pensate possano aver fatto le protagoniste della nostra storia? Hanno subito iniziato a ristrutturare la loro dimora per renderla adatta alle loro necessità. Alcuni spazi aperti vennero chiusi. Perché vi state chiedendo? La risposta è semplice, questo particolare tipo di monache, di clausura appunto, vivevano una vita ritirata, fatta di pochi contatti con l’esterno e di giornate scandite da messe, preghiere e meditazioni silenziose. Nel monastero le suore vivevano in stanze singole dette ‘celle’ e si riunivano negli spazi comuni solo in alcuni momenti del giorno: durante i pasti, i lavori collettivi e le cerimonie religiose. Diverse furono quindi le trasformazioni che le silenziose suore realizzarono nell’edificio, che oggi però, a causa delle tante altre ristrutturazioni subite dalla Rocca, risultano un po’ difficili da riconoscere. Una soltanto è rimasta tale e quale a come l’avevano voluta loro, ed è oggi una delle meravigliose attrazioni del nostro museo: la splendida Scala Santa! In realtà le monache non costruirono nulla di nuovo, ma semplicemente lo trasformarono rendendolo adatto a loro. Come fareste anche voi se trasferendovi in una nuova casa non vi piacesse il colore della vostra cameretta. Mano al pennello e via con una nuova tinta di vernice e un nuovo colore! E fu così che fecero anche le nostre suore, ridipingendo le pareti della scala che nel Cinquecento il Cardinale Alessandro Farnese aveva fatto decorare, e sostituendo le scene, che evidentemente non gli piacevano o forse non erano adatte alla loro vita religiosa, con delle scene della Passione di Gesù. Trasformando così la scala farnesiana nella Scala Santa di Valentano. Ma che cosa è una Scala Santa vi starete chiedendo? Tranquilli stiamo per raccontarvelo! Tenete però a mente da subito un numero, il 28! Il perché ve lo diremo tra poco. Per raccontarvi dell’origine della Scala Santa di Valentano, dobbiamo tornare molto indietro nel tempo, perché la nostra scala non è l’unica Scala Santa esistente al mondo, anzi, è una copia dell’originale che si trova oggi nella città di Roma, e più precisamente in un palazzo in Piazza San Giovanni in Laterano. Dicevamo, vi dobbiamo raccontare una storia molto antica, e come per tutte le storie tramandate nel corso di anni, secoli e millenni, ne esistono tante versioni. In quella che vi raccontiamo noi è accaduto questo: nel Medioevo si raccontava che Sant’Elena, la mamma dell’imperatore Costantino, nel 326 dopo Cristo, avesse fatto trasportare da Gerusalemme a Roma i gradini che Gesù aveva percorso nel palazzo di Pilato il giorno della sua condanna a morte. Questi scalini furono donati da Sant’Elena al pontefice Silvestro I che li fece montare in una sala all’interno del Palazzo Laterano. Molti secoli dopo, e precisamente nel 1590, sarà Papa Sisto V a ristrutturare e spostare la scala in un nuovo edificio, dandole così maggiore risalto e importanza, e decorandone le pareti con dei bellissimi affreschi tutti dedicati alla storia della passione di Gesù. Vedete come torna l’esigenza di trasformare i luoghi in base ai propri interessi e necessità. A questo punto della nostra storia, la scala, che fino ad allora non era molto conosciuta, diventa un luogo molto importante, frequentato e ammirato da pellegrini, Principi e Pontefici. E così, come succede spesso quando le cose diventano rilevanti, se ne iniziano a fare delle copie. Sapete infatti nel mondo quante Scale Sante esistono? Almeno 22, e quella di Valentano rientra tra queste! Ma vi ricordate che vi avevamo chiesto di tenere a mente un numero? Lo avete fatto? Eh sì, era il numero 28. Ma 28 cosa? VENTOTTO gradini! Che sono precisamente i gradini di cui è composta la Scala Santa originale. E la nostra di Valentano, quanti gradini avrà secondo voi? Curiosi di saperlo? Vi aspettiamo al museo per verificare se la nostra scala rispetta questa precisa corrispondenza!
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Voci dal Museo

Sabrina Radicati, cittadina di Valentano, laureata in Lettere moderne, è stata per molti anni appassionata operatrice museale in servizio presso il museo. Un rapporto di generosa collaborazione nei confronti dell’istituzione museale che ancora oggi coltiva.

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